Sentiero di Castelvirante

2 h 30 min
8,00
[27] Sommariva del Bosco
Difficoltà: F (Family)
Difficoltà: MF (Mountain Bike Facile)
GPS

La denominazione del sentiero deriva dalla testimonianza storica di uno scomparso edificio fortificato detto "Castelvirante" , nel territorio di Sommariva del Bosco, e si sviluppa nei pressi del sito dove avvenne la battaglia di Ceresole del 1544.

ITINERARIO

Da piazza Seyssel, nel centro storico di Sommariva del Bosco, si sale per la salita Boglione lungo il muraglione del castello. Tra i mattoni rossi crescono e fioriscono piccole piante tra cui spicca la Cymbalaria muralis dai delicati fiori turchini. Si raggiunge la barocca chiesa parrocchiale, in mattoni a vista prodotti con le argille rosse del luogo. Il piazzale e la salita appena percorsa conservano la pavimentazione in tondeggianti ciottoli fluviali. La vista si estende con un bel colpo d’occhio a tutto il paese, su cui emergono i campanili delle numerose chiese, e nelle giornate serene all’arco alpino dal colle di Cadibona al Gran Paradiso con al centro l’elegante piramide del Monviso.

Si prosegue per la via Santa Maria tra il fianco sinistro della parrocchiale e il parco del castello dove si notano l’imponente cupola sempreverde di un leccio secolare e i possenti tronchi di querce centenarie. Giunti sulla strada asfaltata appare sulla destra un bel viale alberato di tigli, e, isolato tra i campi, il popolarmente detto “pino solitario”: si tratta di un Calocedrus decurrens, cipresso originario dell’America settentrionale piantato intorno al 1850.

Alla biforcazione si prende a sinistra in direzione di Ceresole d’Alba; seguendo la strada asfaltata, percorribile esclusivamente a piedi o in bicicletta si supera a sinistra senza imboccarla via Vrapetto; si continua quindi lungo il tratto asfaltato per circa un chilometro sino a svoltare a sinistra, dopo un moderno cascinale, in una strada che in breve si apre su un pianoro dal quale si gode un bellissimo panorama sull’arco alpino attraversando la regione detta Malonga.

Superato il rio dei Gorghi, si arriva nella regione dell’altopiano denominata Peilagà. In primavera qui, grazie a una agricoltura parcellizzata e ancora ricca di biodiversità, sono ancora abbondanti le fioriture di camomilla, fiordalisi e papaveri cui si aggiunge in estate il profumato mentastro e l’eliotropio amante del sole e del calore.

La carrareccia, con all’orizzonte l’arco alpino dal Rocciamelone al Cervino e Monte Rosa, si snoda tra le belle e silenziose campagne dell’altopiano dove, non di rado, si possono incontrare volpi, caprioli, poiane o trovare le tracce del passaggio di altre specie di animali selvatici; giunti a un incrocio ci si dirige a sinistra per continuare il percorso.
(VARIANTE NON SEGNALATA: per chi lo desidera all’incrocio si gira a destra: percorsi pochi metri si prende la prima stradina a sinistra leggermente in discesa e procedendo in maniera rettilinea a poche centinaia di metri si incontra il rio Ricchiardo nel luogo dove un antico guado consentiva di raggiungere la cascina fortificata dell’Alfiere di Ceresole d’Alba).

La carrareccia continua sull’altopiano dove lo sguardo si apre ancora su ampi spazi: i campi a cereali, la fascia boschiva che ricopre la vallata del rio Ricchiardo; si prosegue lungo la carrareccia che ben presto attraversa boschetti con imponenti esemplari di cerro (Quercus cerrisSerun in piemontese) dalle tipiche ghiande con cupola a riccioli e legno durissimo, fino a superare un guado del rio dei Gorghi; dopo aver percorso un breve tratto in salita si raggiunge la zona dove nell’aprile del 1544 si svolse parte della Battaglia di Ceresole nella quale si scontrarono gli eserciti di Carlo V Imperatore e Francesco I Re di Francia: i morti furono oltre 10.000, in parte sepolti presso una antica cappella dedicata a Sant’Andrea eretta in questo luogo.

Percorrendo sempre la carrareccia, dopo un grande recinto ippico sorge il bell’edificio di Villa Manzella dalle ammirevoli decorazioni floreali tipiche dello stile Liberty dei primi anni del 1900; qui la carrareccia inizia a scendere e incontra la via S. Andrea che si percorre seguendo il percorso alla propria sinistra; si prosegue lungo il tratto in asfalto sino a che nei pressi di una abitazione si gira a sinistra e attraverso una strada campestre si raggiunge un ombroso viottolo che con una ripida ascesa riporta in cima alla collina. Il percorso continua a destra lungo la strada di Castelvirante con un primo tratto che costeggia dal lato sinistro un noccioleto e a destra una recinzione sino a che la carrareccia si insinua in una galleria di fronde ombrose e gaggie che in maggio offrono una ricchissima fioritura.

In breve, immersi in un corridoio boschivo, percorrendo la strada di Castelvirante si raggiunge l’incrocio con via Montavecchia, antica via di accesso a Sommariva del Bosco, caratterizzata da alcuni interessanti tratti di vecchio acciottolato di pietre di fiume; alla sinistra si trova un antico pilone votivo su cui permane ancora qualche traccia di un affresco. Questo è il luogo ove, durante l’epidemia di peste del 1630-31, secondo la tradizione popolare, si presume sia stata bruciata sul rogo la strega Paroda.

Attraversata via Montavecchia si continua lungo via Vrapetto; il nome trae origine dal fatto che in questa zona fino agli anni 70 erano presenti vigneti che crescendo su suoli ghiaiosi davano grappoli (rape in piemontese) relativamente piccoli (rapet) rispetto ai vigneti che crescono su suoli più fertili.

Percorrendo via Vrapetto, dopo un primo tratto ombroso in leggera salita ed incassato tra due ripe, si arriva sul pianoro con la sua bella vista sul Monviso; di qui accompagnati dalla presenza di alcuni vecchi ciabòt, memorie del tempo in cui la zona era coltivata a vigneti, si procede passando tra variegate siepi di biancospino, prugnolo, cotogno, rovi, aceri, olmi, farnie fino a intravedere in lontananza le torri del castello di Sommariva del Bosco e a incrociare il tratto in asfalto percorso all’andata, per svoltare poi a destra in direzione del centro abitato.

Giunti alla biforcazione incontrata all’andata anziché tenere la sinistra in direzione di via Santa Maria percorsa all’andata, si scende lungo via Carlo Alberto che oltre ad offrire una suggestiva visione del parco e del castello, si snoda all’interno dell’antico ricetto e riporta sulla piazza Seyssel.

Prima di percorrere in discesa via Carlo Alberto si consiglia una minima deviazione a destra lungo l’interessante via XXV aprile (detta Colombè) dove, secondo gli studi di Baldassarre Molino, intorno alla metà del XV secolo correva un fossato difensivo a protezione della zona medioevale del ricetto e del Castello, per ammirare quel che rimane di un antico e originale canale acciottolato di scolo delle acque meteoriche che la percorre per metà della sua lunghezza.

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Da piazza Seyssel, nel centro storico di Sommariva del Bosco, si sale per la salita Boglione lungo il muraglione del castello. Tra i mattoni rossi crescono e fioriscono piccole piante tra cui spicca la Cymbalaria muralis dai delicati fiori turchini. Si raggiunge la barocca chiesa parrocchiale, in mattoni a vista prodotti con le argille rosse del luogo. Il piazzale e la salita appena percorsa conservano la pavimentazione in tondeggianti ciottoli fluviali. La vista si estende con un bel colpo d’occhio a tutto il paese, su cui emergono i campanili delle numerose chiese, e nelle giornate serene all’arco alpino dal colle di Cadibona al Gran Paradiso con al centro l’elegante piramide del Monviso.

Si prosegue per la via Santa Maria tra il fianco sinistro della parrocchiale e il parco del castello dove si notano l’imponente cupola sempreverde di un leccio secolare e i possenti tronchi di querce centenarie. Giunti sulla strada asfaltata appare sulla destra un bel viale alberato di tigli, e, isolato tra i campi, il popolarmente detto “pino solitario”: si tratta di un Calocedrus decurrens, cipresso originario dell’America settentrionale piantato intorno al 1850.

Alla biforcazione si prende a sinistra in direzione di Ceresole d’Alba; seguendo la strada asfaltata, percorribile esclusivamente a piedi o in bicicletta si supera a sinistra senza imboccarla via Vrapetto; si continua quindi lungo il tratto asfaltato per circa un chilometro sino a svoltare a sinistra, dopo un moderno cascinale, in una strada che in breve si apre su un pianoro dal quale si gode un bellissimo panorama sull’arco alpino attraversando la regione detta Malonga.

Superato il rio dei Gorghi, si arriva nella regione dell’altopiano denominata Peilagà. In primavera qui, grazie a una agricoltura parcellizzata e ancora ricca di biodiversità, sono ancora abbondanti le fioriture di camomilla, fiordalisi e papaveri cui si aggiunge in estate il profumato mentastro e l’eliotropio amante del sole e del calore.

La carrareccia, con all’orizzonte l’arco alpino dal Rocciamelone al Cervino e Monte Rosa, si snoda tra le belle e silenziose campagne dell’altopiano dove, non di rado, si possono incontrare volpi, caprioli, poiane o trovare le tracce del passaggio di altre specie di animali selvatici; giunti a un incrocio ci si dirige a sinistra per continuare il percorso.
(VARIANTE NON SEGNALATA: per chi lo desidera all’incrocio si gira a destra: percorsi pochi metri si prende la prima stradina a sinistra leggermente in discesa e procedendo in maniera rettilinea a poche centinaia di metri si incontra il rio Ricchiardo nel luogo dove un antico guado consentiva di raggiungere la cascina fortificata dell’Alfiere di Ceresole d’Alba).

La carrareccia continua sull’altopiano dove lo sguardo si apre ancora su ampi spazi: i campi a cereali, la fascia boschiva che ricopre la vallata del rio Ricchiardo; si prosegue lungo la carrareccia che ben presto attraversa boschetti con imponenti esemplari di cerro (Quercus cerrisSerun in piemontese) dalle tipiche ghiande con cupola a riccioli e legno durissimo, fino a superare un guado del rio dei Gorghi; dopo aver percorso un breve tratto in salita si raggiunge la zona dove nell’aprile del 1544 si svolse parte della Battaglia di Ceresole nella quale si scontrarono gli eserciti di Carlo V Imperatore e Francesco I Re di Francia: i morti furono oltre 10.000, in parte sepolti presso una antica cappella dedicata a Sant’Andrea eretta in questo luogo.

Percorrendo sempre la carrareccia, dopo un grande recinto ippico sorge il bell’edificio di Villa Manzella dalle ammirevoli decorazioni floreali tipiche dello stile Liberty dei primi anni del 1900; qui la carrareccia inizia a scendere e incontra la via S. Andrea che si percorre seguendo il percorso alla propria sinistra; si prosegue lungo il tratto in asfalto sino a che nei pressi di una abitazione si gira a sinistra e attraverso una strada campestre si raggiunge un ombroso viottolo che con una ripida ascesa riporta in cima alla collina. Il percorso continua a destra lungo la strada di Castelvirante con un primo tratto che costeggia dal lato sinistro un noccioleto e a destra una recinzione sino a che la carrareccia si insinua in una galleria di fronde ombrose e gaggie che in maggio offrono una ricchissima fioritura.

In breve, immersi in un corridoio boschivo, percorrendo la strada di Castelvirante si raggiunge l’incrocio con via Montavecchia, antica via di accesso a Sommariva del Bosco, caratterizzata da alcuni interessanti tratti di vecchio acciottolato di pietre di fiume; alla sinistra si trova un antico pilone votivo su cui permane ancora qualche traccia di un affresco. Questo è il luogo ove, durante l’epidemia di peste del 1630-31, secondo la tradizione popolare, si presume sia stata bruciata sul rogo la strega Paroda.

Attraversata via Montavecchia si continua lungo via Vrapetto; il nome trae origine dal fatto che in questa zona fino agli anni 70 erano presenti vigneti che crescendo su suoli ghiaiosi davano grappoli (rape in piemontese) relativamente piccoli (rapet) rispetto ai vigneti che crescono su suoli più fertili.

Percorrendo via Vrapetto, dopo un primo tratto ombroso in leggera salita ed incassato tra due ripe, si arriva sul pianoro con la sua bella vista sul Monviso; di qui accompagnati dalla presenza di alcuni vecchi ciabòt, memorie del tempo in cui la zona era coltivata a vigneti, si procede passando tra variegate siepi di biancospino, prugnolo, cotogno, rovi, aceri, olmi, farnie fino a intravedere in lontananza le torri del castello di Sommariva del Bosco e a incrociare il tratto in asfalto percorso all’andata, per svoltare poi a destra in direzione del centro abitato.

Giunti alla biforcazione incontrata all’andata anziché tenere la sinistra in direzione di via Santa Maria percorsa all’andata, si scende lungo via Carlo Alberto che oltre ad offrire una suggestiva visione del parco e del castello, si snoda all’interno dell’antico ricetto e riporta sulla piazza Seyssel.

Prima di percorrere in discesa via Carlo Alberto si consiglia una minima deviazione a destra lungo l’interessante via XXV aprile (detta Colombè) dove, secondo gli studi di Baldassarre Molino, intorno alla metà del XV secolo correva un fossato difensivo a protezione della zona medioevale del ricetto e del Castello, per ammirare quel che rimane di un antico e originale canale acciottolato di scolo delle acque meteoriche che la percorre per metà della sua lunghezza.

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AVVERTENZE

Percorso in gran parte pianeggiante, di facile fruizione, PARTICOLARMENTE ADATTO ALLA FRUIZIONE IN MOUNTAIN BIKE.

Il Sentiero è palinato e va intrapreso nel corretto senso di percorrenza: si raccomanda di percorrere i Sentieri nel senso di marcia indicato dalla segnaletica e nelle mappe; 

Si raccomanda sempre di munirsi della cartina e/o traccia GPX, di dotarsi di scarpe adatte alle escursioni su fondi sconnessi, eventualmente di bastone o racchette da escursionismo. Nel periodo primaverile / estivo è consigliabile portarsi nello zainetto dell'acqua da bere e una barretta energetica.
Non fare mai esclusivo affidamento alle disponibilità di acqua sul posto.

E' consigliabile, prima di partire, consultare preventivamente le previsioni meteo e contattare il sito web dell’Ecomuseo o i nostri uffici per accertarsi dell’effettiva percorribilità dei Sentieri.

Alle persone allergiche a punture di insetti, pollini, polvere o altro, si raccomanda di munirsi dei medicinali necessari a fronteggiare eventuali punture o inalazioni impreviste.

Prima di partire per un Sentiero si raccomanda di comunicare a qualcuno la propria meta o il Sentiero percorso, in modo tale da permettere, in caso di necessità, di essere raggiunti più facilmente ed ottimizzare eventuali operazioni di soccorso.

L’Ecomuseo si solleva da qualsivoglia responsabilità per danni, infortuni e smarrimenti verso i fruitori dei Sentieri.

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