Le nostre proposte turistiche

Il Sentiero del Trifolao di Vezza d'Alba, raccontato da Silvano Bertaina

L'arguta e vivace penna del giornalista Silvano Bertaina ci porterà a conoscere il territorio attraverso il viaggio di alcuni originali personaggi! 

Percorrendo qualche sentiero dell’Ecomuseo delle Rocche di Montà nel Roero, vi potrà capitare di incontrare tre strani individui. Uno è alto e magro, è un giornalista. Uno è piccolo, rotondetto e un poco più anziano: è suo zio, si chiama Irmo. Insieme a loro c’è una donna con i capelli rossi e le lentiggini: si chiama Anabel, è irlandese, è la moglie dello zio Irmo. Percorrono tutti i sentieri, uno alla volta.

Si godono i boschi, i panorami e i silenzi del Roero. Il giornalista ha il compito di raccontarli.



                                                      Il Sentiero del Trifolao - Vezza d'Alba


Il sole batte forte in piazza San Martino, sulla parte più alta del paese di Vezza d’Alba.

Ci sono 19 gradi, nonostante sia marzo. Il tempo è pazzo: stanotte è nevicato improvvisamente, poi è esplosa la primavera, come a cancellare con un buffetto, un brutto sogno.

Indosso una maglietta a maniche corte.

Lo zio Irmo posteggia tutto di sbieco, sembra abbia fretta. La Nikon è già pronta, si mette in testa un buffo cappellino alla Indiana Jones.

-Allora! È da qui che si parte? Bel posto! Panoramico!

In effetti dal belvedere, di fianco al Museo naturalistico del Roero, si gode una meravigliosa vista sulle colline di Guarene e Castagnito. Anabel si avvicina sorniona.

- Il risotto al tartufo era squisito! Mister Irmo ha dormito come un ghiro stanotte! L’aria delle colline gli fa bene! – mi dice strizzando l’occhio

 

Lo chiama così, “Mister Irmo”.

Lui le risponde “Good Miss Anabel!”. Tra di loro c’è quest’abitudine. Dove si siano sistemati e dove abbiano cenato non lo so. Nemmeno chiedo. Non siamo gente curiosa, famiglia strana.

Ci avviamo lentamente, passiamo davanti alla Madonna degli Ayrali, svoltiamo a destra percorrendo i leggeri saliscendi della strada asfaltata che ci porta in località Fontana. Lo zio Irmo ispeziona la grommosa struttura della fonte, scatta una foto al paese, poi, oltrepassate le ultime case, ci inoltriamo nel bosco con una bella vista su tutto il Roero, fino a Cisterna d’Asti.

Il sentiero è bello, facile, in leggera discesa percorre un boschetto di quercioli, passa sul Bricco val Tirolo.

Le foglie scrocchiano sotto i nostri passi, mi accorgo sempre di più di quanto sia magico questo territorio, perché offre varietà di paesaggi davvero incredibili.

–Questi sono boschi tartufigeni – dico – Vedete? Lecci, querce, cerri, noccioli … tutte piante con radici che accolgono le “micorrize”, che le intrecciano con piccoli tubicini, le “ife”: con questo legame la pianta offre al fungo le sostanze che a tempo opportuno formeranno il corpo fruttifero, ricevendo in cambio acqua e sali minerali. Se appunto ci saranno le giuste condizioni di umidità, nascerà la trifula.

Lo zio Irmo si è dotato di bastoncini, inciampa di meno.

–Sì … ma come fanno a riprodursi?

Sono preparato …

–Non potendo sfruttare le correnti d’aria per diffondere le spore, il tartufo ha un forte odore che attira insetti e mammiferi, i quali provvedono alla loro diffusione.

È come se la terra stessa sprigionasse quel tipico profumo del tartufo, sembra sentirlo diffondersi smuovendo appena le foglie secche intorno ad un tronco di quercia. Ma è suggestione. Non siamo tabui.

 

Arriviamo nella parte più bassa del percorso, percorriamo un tratto di strada asfaltata sulla direttiva Canale-Vezza, poi svoltiamo a sinistra e risaliamo il pendio in direzione della cascina abbandonata detta Valvecchia, dove si narra che vennero impiantati i primi vitigni di Favorita e forse anche di Arneis.

La cascina è in parte diroccata.

– È davvero un peccato, sia ridotto così un posto così bello – dice Anabel.

Non ha torto. Il panorama è stupendo, ci sono prati e boschetti di pioppi, il cortile del cascinale lascia pensare alle famiglie che lo abitarono, ai bambini nell’aia. Invece è desolatamente vuoto.

–Molti giovani stanno riscoprendo le attività agricole, magari tra qualche anno sarà ristrutturato e pieno di vita – la consolo.

Ora scendiamo sul pendio verso est, circondati dai noccioleti.

Abbiamo uno strano modo di procedere. Lo zio Irmo sta sempre davanti, come un indomito Napoleone, un piccolo caporale che guida la truppa all’assalto, come a Waterloo. Io con il mio bastone di ciliegio sto dieci metri più indietro e altri dieci metri dopo di me, cammina l’esile figura di Anabel. A vederci c’è da domandarsi se siamo una comitiva o se ci siamo incrociati per caso.

Lo zio Irmo inoltre borbotta continuamente fra sé e sé, una specie di litania e a volte, all’improvviso, si mette in posizione di difesa, oppure sferra colpi a vuoto con le racchette.

Anabel mi ha detto di non badarci:

-Fa spesso così, anche a casa. Credo che siano sogni ad occhi aperti. Forse la vecchiaia ci fa tornar bambini! – mi ha confidato.

Le paline con le frecce di direzione bianche e rosse sono numerose, non ci si perde facilmente.

Giunti sul fondovalle, costeggiamo il laghetto dei Fior di Loto e passiamo accanto alla Tartufaia di Valtesio.

Qui, sul largo sterrato che risale verso Vezza incontriamo una comitiva vera.

Sono 8 inglesi, in mountain bike, sembrano 4 coppie di amici. Fanno una domanda allo zio Irmo, lui risponde con grande sicurezza:

–I don’t know!

Sono diretti a Canale, stanno percorrendo il Roero Bike Tour, ma hanno fatto una deviazione per vedere la tartufaia.

Interviene Anabel, ne nasce una vivace discussione anglosassone a colpi di:

–It’s wonderful! Roero is a magnificent territory! Fantastic!

Gli spiego che non sono lontani dalla loro meta, che per Canale devono poi seguire un pezzo di strada asfaltata, mostro loro la cartina.

Ci salutiamo come ci conoscessimo da sempre.

L’ultimo tratto del Sentiero del Trifolau sfiora magnifici vigneti di nebbioli e risale la costa fino a Vezza.

Abbiamo impiegato circa due ore a percorrerlo, considerato il tempo della chiacchierata con i bikers, in perfetto orario.

Lo zio Irmo si cambia le scarpe, beve una lunga sorsata di acqua prima di risalire in auto.

–Domani dove si va? – mi domanda.

–Pensavo di percorrere il Sentiero del Gioco, partenza da Santo Stefano Roero e …

Non mi lascia il tempo di terminare.

–Alle due e mezza siamo lì, sii puntuale.

Anabel mi sorride e mi saluta con la mano.

Io mi ricordo di essermi domandato: dove vanno? Dove dormono? Come occupano il resto delle giornate?

Poi, mi sono cambiato anch’io le scarpe e come Vasco Rossi “non ho più pensato a tutte queste cose” (cit. Senza Parole) e sono sceso da Vezza fin sullo stradone di Borbore come immerso in pensieri all’aroma di tartufo.

 

Silvano Bertaina

Foto di Silvano Bertaina, Bruna Novello, Terre Alte escursioni.

APPROFONDISCI L'ITINERARIO Sentiero del Trifolao e come percorrerlo:
https://www.ecomuseodellerocche.it/it/sentieri/17/sentiero-del-trifolao

TUTTE LE NEWS
Condividi questo articolo
STAMPA    la pagina è ottimizzata per la stampa formato A4

Storia di Montà

di BALDASSARRE MOLINO
Il volume sulla storia di Montà, dalle origini al Settecento, con mappe, ricostruzioni grafiche, e la versione integrale degli Statuti di Montà del 1501 | 445 pagine a colori.
€ 25.00 - Subito disponibile

ROERO,
flora spontanea e vegetazione

di FRANCO ROTA
La grande opera sugli aspetti morfologici, geologici, idrografici e climatologici del Roero | 383 pagine a colori.
€ 25.00 - Subito disponibile

ROERO,
repertorio artistico

di WALTER ACCIGLIARO
La grande opera sull'arte dei Comuni del Roero | 572 pagine a colori.
€ 35.00 - Subito disponibile

ROERO,
repertorio storico

di BALDASSARRE MOLINO
La grande opera sulla storia dei Comuni del Roero | 380 pagine a colori.
€ 35.00 - Subito disponibile